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ToggleC’è qualcosa di antico e quasi sacro in Sorano. Non ha la luce aperta e teatrale di Pitigliano, né la stessa immediatezza nel mostrarsi. Sorano si nasconde, si lascia scoprire lentamente, come un segreto sussurrato dalla pietra.
È un borgo verticale, costruito e scavato nella roccia, dove le case sembrano crescere direttamente dal tufo e le strade si arrampicano silenziose tra ombra e storia.
Chiamata spesso “la Matera della Toscana”, Sorano è meno nota rispetto alla vicina Pitigliano, ma non meno suggestiva. Anzi, per certi versi è ancora più intensa. Più autentica. Più viva nel suo silenzio.
Cosa vedere a Sorano
La prima cosa che colpisce, appena ci si avvicina al borgo, è la sua forma: un groviglio di tetti e archi che sembrano sfidare la gravità, stretti tra la rupe e la fortezza. È proprio dalla Fortezza Orsini che consiglio di iniziare la visita: una costruzione poderosa, oggi trasformata in museo, da cui si gode una vista panoramica su tutto il centro storico.
Scendendo a piedi, si entra nel cuore medievale di Sorano, dove ogni vicolo è una linea del tempo. Ci si perde tra scalinate ripide, passaggi voltati e cortili chiusi. Una sosta al Masso Leopoldino, la terrazza naturale che domina la valle, è d’obbligo: da lì il paesaggio si apre su una Toscana meno conosciuta, più segreta.
E poi ci sono le Vie Cave, anche qui. Quei corridoi scavati nel tufo dagli Etruschi che collegano Sorano agli altri borghi della zona. Camminarci dentro è come entrare in un rito antico: le pareti sembrano respirare.
Come arrivare a Sorano da Roma
Sorano si raggiunge comodamente in auto da Roma, ma serve un po’ di pazienza. Il viaggio è parte dell’esperienza, attraversando paesaggi che cambiano lentamente, dai campi del Lazio alle colline scolpite della Maremma.
Si parte da Roma prendendo il GRA in direzione Aurelia, poi si segue l’A12 fino a Montalto di Castro. Da lì si abbandona l’autostrada e si percorre la strada interna SP105 passando per Canino, Valentano e Pitigliano. L’ultimo tratto è un susseguirsi di curve, boschi e piccoli centri abitati, fino a raggiungere Sorano. Il viaggio dura circa due ore e mezza.
Non esistono collegamenti diretti in treno. È possibile arrivare fino a Orvieto o Grosseto e poi prendere autobus locali, ma il servizio non è sempre affidabile. Chi vuole visitare Sorano con calma dovrebbe assolutamente optare per l’auto.
Cosa mangiare a Sorano
La cucina di Sorano è schietta, robusta, legata alla terra. Nei ristoranti del borgo si trovano piatti autentici che raccontano la storia contadina della Maremma.
Una delle specialità più rappresentative sono gli gnudi, palline di ricotta e spinaci simili ai ravioli ma senza sfoglia, conditi con burro e salvia. Da provare anche gli acquacotta, una zuppa povera ma saporitissima a base di verdure, uovo e pane raffermo.
E se ami i secondi piatti, non puoi perderti il cinghiale in umido, cucinato con erbe selvatiche e vino rosso locale. Il tutto accompagnato da un buon bicchiere di Morellino di Scansano o di un rosso locale della Maremma grossetana.
Come ho scattato questa foto
Sorano va fotografata con rispetto. Non è un soggetto da conquistare in un colpo solo, ma da avvicinare con lentezza. Lo scatto che accompagna questo racconto è stato fatto nel primo pomeriggio, quando la luce era ancora intensa ma già inclinata, perfetta per esaltare i volumi e le texture del tufo.
Ho utilizzato una Fuji X-T2 con l’obiettivo Fujifilm XF18-55mm F2.8-4R LM OIS WR, impostando:
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ISO 200
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Lunghezza focale 18mm
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Esposizione 0EV
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Apertura f/8
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Tempo di scatto 1/320 s
Il diaframma chiuso a f/8 mi ha permesso di ottenere una profondità di campo estesa, rendendo nitido ogni dettaglio del borgo, dalle tegole dei tetti alle pietre della torre dell’orologio. La luce era tagliente ma non dura, perfetta per un bianco e nero deciso, ricco di contrasti.
In post-produzione ho lavorato sul contrasto e sulla chiarezza, per valorizzare la drammaticità del cielo e la matericità delle superfici. Il bianco e nero, anche in questo caso, non è stata una scelta tecnica ma narrativa: Sorano vive meglio in scala di grigi, nel gioco di ombre e luce che ne scolpisce ogni angolo.
Un borgo che non si impone, ma si rivela
Sorano non è un luogo da vedere in fretta. È un borgo che chiede tempo, silenzio, attenzione. Lo attraversi e ti accorgi che non sei tu a guardarlo, ma lui a guardare te. Con i suoi muri antichi, i vicoli ombrosi, il vento che sale dalla valle. È una presenza. Un incontro.
Se Pitigliano è teatro, Sorano è poesia sussurrata. E questo, forse, è il suo più grande fascino.