Sovana, la pietra che custodisce il silenzio

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Sovana, la pietra che custodisce il silenzio
Sovana è un borgo raccolto e silenzioso nel cuore della Maremma, tra rovine medievali, necropoli etrusche e chiese romaniche immerse nel verde. In questo articolo scopri cosa vedere, come arrivare, cosa assaggiare e come catturare la sua atmosfera con uno scatto d'autore.

Se Pitigliano è spettacolo e Sorano è mistero, Sovana è contemplazione. Cammini per il borgo e tutto rallenta. Il tempo si dilata, le voci si abbassano, i pensieri si svuotano. Sovana è essenziale, raccolta, sacra. Un minuscolo scrigno di pietra immerso nel verde della Maremma, che custodisce millenni di storia e spiritualità.

Un tempo sede vescovile e luogo natale di papa Gregorio VII, Sovana conserva nel suo cuore una bellezza quasi intatta, sospesa tra l’epoca etrusca, il medioevo e la quiete moderna.

Cosa vedere a Sovana

L’ingresso al borgo è già un viaggio: ci si ritrova su un’unica strada di tufo che attraversa case, palazzi nobiliari, chiese antiche e botteghe artigiane. È un concentrato di fascino che si scopre passo dopo passo.

La Rocca Aldobrandesca, di cui restano oggi suggestive rovine, è la protagonista dello scatto che ho realizzato. Si trova all’estremità del borgo, come sentinella di pietra affacciata sulla campagna. Quelle mura crepate, segnate dal tempo e dalla storia, raccontano molto più di quanto sembri.

Proseguendo lungo il borgo, si incontra la Chiesa di Santa Maria Maggiore, celebre per il suo ciborio preromanico, un capolavoro in miniatura. Ma il vero gioiello è poco oltre, tra gli ulivi e i cipressi: la Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo, una delle più straordinarie chiese romaniche di tutta la Toscana, con il suo interno austero e affascinante.

Infine, allontanandosi dal centro abitato, ci si immerge nella magia delle tombe etrusche della necropoli di Sovana: scavate nel tufo, ornate da colonne, simboli e motivi geometrici. La più celebre è la Tomba Ildebranda, un tempio scolpito nella roccia, immerso nella vegetazione e nel mistero.

Cosa mangiare a Sovana

La tradizione gastronomica di Sovana è quella tipica maremmana, semplice ma saporita. Nei piccoli ristoranti del borgo puoi assaggiare la pasta fatta a mano, come i pici all’aglione o al cinghiale, oppure le zuppe contadine come la celebre acquacotta.

Da provare anche i salumi locali, in particolare il capocollo e la finocchiona, spesso serviti su taglieri insieme a formaggi di pecora stagionati e bruschette con olio nuovo. E per concludere, un bicchiere di Aleatico di Sovana DOC, vino dolce e profumato, perfetto con i cantucci.

Come arrivare a Sovana da Roma

Sovana è un piccolo gioiello raggiungibile in auto con un itinerario che vale già il viaggio. Da Roma si prende l’autostrada A12 in direzione Civitavecchia, si prosegue lungo la SS1 Aurelia fino a Montalto di Castro, poi si deviano verso l’interno seguendo la SP105 per Canino, Valentano e successivamente Pitigliano.

Una volta arrivati a Pitigliano, Sovana dista solo una decina di chilometri, facilmente percorribili in direzione Sorano. La strada è panoramica, serpeggiante tra campi coltivati e boschi di querce.

Con i mezzi pubblici la situazione è più complessa: non esistono collegamenti ferroviari diretti e gli autobus sono rari. Chi vuole visitare Sovana in autonomia e godersi appieno l’esperienza, dovrebbe optare per l’auto.

Un itinerario da Roma tra i borghi scolpiti nel tufo

Da Roma alla Maremma: l’ingresso nella terra del tufo

Si parte da Roma imboccando l’autostrada A12 in direzione Civitavecchia. All’altezza di Montalto di Castro, si lascia l’Aurelia per deviare verso l’interno, prendendo la SP105 in direzione Canino. La strada si snoda tra campi coltivati e dolci colline, regalando già i primi scorci di paesaggi incontaminati. Dopo Canino, si attraversa il borgo di Valentano, affacciato sul suggestivo Lago di Mezzano, una piccola gemma naturale ancora poco conosciuta.

Prima tappa: Pitigliano, la città che sfida il vuoto

Proseguendo lungo la SP159, si arriva a Pitigliano, il primo dei tre borghi. L’ingresso è spettacolare: il paese appare come sospeso sulla rupe di tufo, in un equilibrio miracoloso tra architettura e natura. Dopo aver visitato il centro storico, la Piccola Gerusalemme e le Vie Cave etrusche, si riprende il viaggio.

Seconda tappa: Sorano, il borgo che respira nell’ombra

Da Pitigliano si raggiunge Sorano in circa 15 minuti. La strada è panoramica, attraversa boschi e vallate, e conduce a un borgo compatto, scavato nella roccia. Qui il tempo sembra essersi fermato. La Fortezza Orsini, il Masso Leopoldino e le Vie Cave rendono la visita un’esperienza intensa, quasi mistica.

Terza tappa: Sovana, la sacralità del silenzio

L’ultima tappa è Sovana, a una decina di chilometri da Sorano. Si arriva attraverso una strada secondaria immersa nella campagna, tra vigneti, cipressi e uliveti. Sovana accoglie con la sua eleganza discreta: un’unica via lastricata, la chiesa di Santa Maria Maggiore, la Cattedrale romanica e, appena fuori, le tombe etrusche scavate nel tufo. Un luogo che non si attraversa: si ascolta.

Consiglio per il viaggio

Questo percorso è perfetto per chi ama viaggiare lentamente, senza traffico né fretta, seguendo strade interne e vivendo ogni curva come parte del racconto. Il suggerimento è di dedicare almeno due notti all’itinerario, pernottando in agriturismi o strutture tipiche tra Pitigliano e Sovana.
E naturalmente, porta con te la fotocamera: questi borghi non si fotografano soltanto… si vivono fotogramma per fotogramma.

Come ho scattato questa foto

La foto che vedi ritrae la Rocca Aldobrandesca, in una giornata luminosa e senza vento. Ho scelto di scattare in bianco e nero per esaltare la drammaticità delle rovine e la tensione delle nuvole in movimento. Il cielo, in quella giornata, era attraversato da strati sottili e profondi di nubi che sembravano seguire la spaccatura verticale della torre.

Ho utilizzato una Xiaomi YI M1 con obiettivo XiaoYi 12-40mm f/3.5-5.6, con queste impostazioni:

  • ISO 110

  • Focale 12mm

  • Esposizione 0EV

  • Diaframma f/1.8

  • Tempo di scatto 1/2660

Il diaframma molto aperto mi ha permesso di raccogliere luce anche nelle zone d’ombra, mantenendo un ottimo dettaglio nei mattoni erosi dal tempo. La lunghezza focale grandangolare ha esaltato la prospettiva e la verticalità della rovina, mentre la velocità altissima ha congelato perfettamente le forme del cielo.

In post-produzione ho lavorato su contrasto e texture, bilanciando le ombre per far emergere la matericità del tufo. Il bianco e nero qui non è solo una scelta stilistica, ma un modo per evocare la memoria di qualcosa che non c’è più del tutto, eppure resiste.

Sovana non urla. Sovana sussurra

Tra i tre borghi del tufo, Sovana è forse il più poetico. Non ha la potenza visiva di Pitigliano né l’oscurità teatrale di Sorano. Ma ha qualcosa che resta addosso: la sensazione di avere camminato nella storia, nel sacro, nel silenzio.

E forse è proprio questo il senso di un viaggio tra la pietra e la memoria. Non portarsi a casa una foto sola, ma un’impressione profonda. Un’eco.

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