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ToggleNel cuore della Tuscia viterbese, tra i campi dorati e le colline ondulate della Valle del Tevere, c’è un borgo che sembra disegnato da un illustratore di fiabe. Si chiama Sant’Angelo di Roccalvecce, ed è un minuscolo borgo che non arriva a 100 abitanti. Un tempo dimenticato, oggi è diventato una tappa imperdibile per chi cerca qualcosa di diverso, autentico e sorprendente. Qui, i muri parlano, i personaggi delle favole ti osservano da dietro gli angoli e ogni strada è un viaggio nell’immaginazione.
Passeggiando per Sant’Angelo di Roccalvecce, si ha la sensazione che il tempo si sia fermato, ma non in senso malinconico. Si è fermato per lasciare spazio al sogno, per fare posto a un mondo dove realtà e fantasia si fondono in un abbraccio colorato. Sant’Angelo di Roccalvecce non è stato solo salvato dal degrado, è stato reinventato, riscritto come un libro illustrato che si sfoglia camminando.
Il progetto che ha cambiato tutto
Il merito di questa rinascita va all’associazione culturale ACAS, che nel 2017 ha deciso di scommettere su un’idea visionaria: trasformare un borgo semiabbandonato in un luogo unico al mondo attraverso la street art. Da quel momento, artisti provenienti da tutta Italia sono stati chiamati a dipingere le pareti del paese con murales ispirati alle fiabe più amate. Non si tratta solo di decorazione, ma di un vero e proprio racconto corale, in cui ogni opera è parte di una narrazione più grande.
Pinocchio, Peter Pan, La Bella Addormentata, il Piccolo Principe, Hansel e Gretel: ogni personaggio ha trovato casa tra le strade silenziose di Sant’Angelo di Roccalvecce. Le opere sono state realizzate con una qualità sorprendente, curate in ogni dettaglio, tanto da sembrare uscite da una graphic novel. I colori sgargianti, i giochi di prospettiva, l’interazione con gli elementi architettonici del borgo: tutto contribuisce a creare un’esperienza immersiva, che coinvolge grandi e piccoli.
Come arrivare da Roma: un viaggio nella quiete
Raggiungere Sant’Angelo di Roccalvecce da Roma è un’esperienza che comincia ancora prima di arrivare a destinazione. Lasciandosi alle spalle il traffico della Capitale, si prende l’autostrada A1 in direzione nord e si esce a Orte. Da lì, si prosegue sulla superstrada per Viterbo, poi si imbocca una strada secondaria che attraversa la campagna laziale, passando per piccoli borghi, uliveti e campi coltivati. In tutto, il viaggio in auto dura circa un’ora e mezza, ma ogni chilometro è parte integrante del fascino del luogo.
Per chi non ha l’auto, c’è la possibilità di arrivare in treno fino a Viterbo Porta Fiorentina. Da lì, con un taxi o un’auto a noleggio, si può raggiungere Sant’Angelo di Roccalvecce in una ventina di minuti. Tuttavia, il consiglio è di muoversi su quattro ruote, per godere appieno della bellezza del paesaggio e per fermarsi lungo il tragitto, magari per visitare Bomarzo o Vitorchiano, altri gioielli della Tuscia prima di arrivare a Sant’Angelo di Roccalvecce.
Alice nel Paese delle Meraviglie: il cuore del sogno
Tra tutti i murales che costellano il borgo, ce n’è uno che si impone per forza visiva e impatto emotivo: quello dedicato ad Alice nel Paese delle Meraviglie. Situato su una parete alta e centrale, l’opera cattura lo sguardo anche da lontano. Alice è raffigurata nel momento del passaggio, mentre varca la soglia del mondo reale per entrare in quello del sogno. Il Bianconiglio la guida, il Cappellaio Matto l’osserva con il suo sorriso obliquo, mentre le tinte sgargianti sembrano pulsare di vita propria.
Non è un semplice murale: è un portale verso l’immaginazione, un invito a lasciarsi alle spalle il razionale per abbracciare il meraviglioso. Non sorprende che proprio questo sia diventato uno dei simboli più fotografati e condivisi di Sant’Angelo. Alice rappresenta perfettamente lo spirito del borgo: il coraggio di attraversare lo specchio, di vedere oltre l’apparenza, di credere che anche il più piccolo dei paesi, come Sant’Angelo di Roccalvecce, possa racchiudere un universo.
Lo scatto che racconta un sogno
Davanti al murale di Alice nel Paese delle Meraviglie, ho scelto di non cercare l’inquadratura perfetta, ma quella più sincera. La via stretta che conduce allo slargo dove campeggia l’opera diventa parte integrante della narrazione visiva. I muri in pietra che incorniciano il soggetto creano un effetto teatrale: è come se lo spettatore si trovasse dietro le quinte, pronto a entrare in scena nel mondo di Alice.
La luce era intensa, il cielo denso di nuvole scolpite come in un’incisione. Ho impugnato la mia Fuji X-T3 con obiettivo Fujifilm XF18-135mm F3.5-5.6R LM OIS WR, impostando ISO 200, 18mm, f/3.5, 1/500s, 0EV. Ho optato per uno scatto in bianco e nero, una scelta precisa per togliere il filtro del colore e lasciare che fossero le forme, le texture e i contrasti a raccontare. Il risultato è un’immagine sospesa, in bilico tra reale e irreale, dove il Bianconiglio e Alice ci osservano attraverso le finestre chiuse, e sembrano chiederci se siamo pronti a seguirli nel Paese delle Meraviglie.
Ogni elemento contribuisce alla narrazione: il cielo minaccioso, la strada in salita, le carte da gioco sui muri vicini, l’orologio del coniglio, i dettagli minuti che invitano a fermarsi e osservare con calma. Non è solo una fotografia: è una chiave d’ingresso per un luogo che esiste davvero, ma che riesce ancora a farci credere nella magia.
Un invito a perdersi tra le storie
Sant’Angelo di Roccalvecce è molto più di una meta turistica. È un manifesto di speranza, un esempio concreto di come la cultura possa cambiare il destino di un luogo. È il segno che anche i paesi dimenticati possono rinascere, se trovano la propria voce. E la voce di Sant’Angelo è chiara, forte e piena di meraviglia. Camminare tra i suoi murales è come tornare bambini, ma con la consapevolezza dell’adulto che sa apprezzare il valore di ciò che è semplice, puro, autentico.
Chi ama la fotografia, le fiabe o semplicemente i luoghi che sanno sorprendere, troverà in questo borgo una destinazione perfetta. Perché in fondo, come insegna Alice, basta davvero poco per scivolare in un mondo straordinario: un coniglio bianco, una porta socchiusa, o forse solo un piccolo paese che ha deciso di sognare ad occhi aperti.