La cornamusa: storia, musica folk e un ritratto d’altri tempi

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La cornamusa: storia, musica folk e un ritratto d’altri tempi
La cornamusa, strumento antichissimo dalle origini antiche, vive ancora oggi attraverso la musica folk e folk-rock. In questo articolo esploro la sua storia, l'influenza sui gruppi moderni e analizzo uno scatto realizzato durante un evento tradizionale, con uno stile fotografico che richiama la pellicola d'epoca.

La cornamusa è uno degli strumenti musicali più antichi dell’umanità, capace di attraversare millenni senza mai perdere il suo fascino evocativo. Le prime tracce di strumenti simili risalgono all’antico Egitto, dove alcuni affreschi mostrano suonatori che utilizzavano un tubo e una sacca d’aria rudimentale. Anche in Grecia e in Asia Minore, già dal I secolo d.C., troviamo testimonianze di strumenti ad ancia alimentati da un sacco di pelle, utilizzati sia per scopi rituali sia per l’intrattenimento popolare.

Durante il Medioevo, la cornamusa si diffuse in tutta Europa, diventando parte integrante delle tradizioni popolari di molte regioni. In Scozia e Irlanda, venne adottata come strumento di battaglia e cerimonia, capace di infondere coraggio e unione tra i soldati. In Francia, Spagna e Italia, la cornamusa accompagnava danze contadine, feste religiose e celebrazioni stagionali. Ogni area geografica sviluppò una propria variante, adattandola agli usi locali e ai materiali disponibili: nacquero così strumenti come la zampogna italiana, la gaita galiziana, la biniou bretone, fino alle più famose Great Highland Bagpipes scozzesi.

La cornamusa non è solo uno strumento musicale: è un vero e proprio simbolo culturale, capace di raccontare storie di terre antiche, di migrazioni, di battaglie e di riti ancestrali.

La cornamusa e la rinascita folk

Con il declino delle società rurali e l’avanzare della modernità, la cornamusa rischiava di scomparire. Tuttavia, a partire dagli anni Sessanta e Settanta del Novecento, il movimento del folk revival riportò in auge strumenti tradizionali dimenticati. Nacque così una nuova stagione per la cornamusa, che venne riscoperta non solo nel suo contesto originario, ma anche reinterpretata in chiave moderna.

In ambito musicale, numerosi gruppi rock e folk-rock hanno scelto di integrare il suono della cornamusa nei loro arrangiamenti. Gli Albannach, ad esempio, propongono un folk scozzese potente ed energico dove la cornamusa è assoluta protagonista. I Wolfstone, band scozzese formatasi negli anni Ottanta, hanno saputo mescolare folk e rock, creando un suono epico e travolgente. Anche gli svizzeri Eluveitie, pionieri del folk metal, hanno usato la cornamusa per dare un tono epico e ancestrale alle loro canzoni.

Nel panorama tedesco, i Fiddler’s Green e gli In Extremo hanno inserito la cornamusa in un mix esplosivo di folk, rock e metal, dimostrando come questo strumento, nato per la danza e la celebrazione, possa adattarsi perfettamente anche a generi musicali più duri.
La cornamusa è così diventata un ponte sonoro tra passato e presente, capace di emozionare nuovi pubblici senza mai rinnegare le sue radici profonde.

Il mio scatto: raccontare l’anima di un musicista

Durante il Festival dell’Oriente, tra colori, suoni e danze provenienti da ogni parte del mondo, ho avuto l’occasione di fermare nel tempo un momento unico: un suonatore di cornamusa, assorto nella sua musica, quasi in uno stato di trance creativa, un ritratto evocativo avvolto nella musica.

La fotografia è stata scattata con una Canon EOS 7D e un obiettivo EF-S18-135mm f/3,5-5,6 IS, impostando:

  • ISO 1600 (per lavorare con la luce disponibile senza perdere dettagli)

  • 135mm (per isolare il soggetto e comprimere i piani)

  • 0EV (esposizione bilanciata)

  • f/5,6 (per ottenere una buona separazione tra soggetto e sfondo)

  • 1/125s (velocità sufficiente per congelare il movimento senza sfocature).

Per la post-produzione ho scelto un effetto pellicola ispirato alle classiche emulsioni Kodak Tri-X 400 e Ilford HP5, aggiungendo una grana sottile che restituisce un sapore autentico e nostalgico, come se lo scatto provenisse direttamente dagli anni Sessanta.

Il soggetto è ripreso in un momento di profonda concentrazione: il volto scavato, lo sguardo fisso su un punto indefinito, le mani salde sulla cornamusa. La luce morbida disegna i dettagli del volto e del turbante, mentre il fondo sfocato con il bokeh naturale aiuta a staccarlo dalla scena e a dare risalto al suo gesto musicale.

Questa immagine non è solo la fotografia di un musicista: è un ritratto dell’anima della musica folk. Un momento sospeso, dove il tempo sembra essersi fermato e la melodia invisibile ci riporta indietro di secoli.

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