Fiumicino, dove il mare racconta storie

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Fiumicino, dove il mare racconta storie
Scopri i bilancioni di Fiumicino, le iconiche strutture da pesca lungo la Fiumara Grande, simbolo della tradizione marinara del borgo. Un viaggio tra storia, mare e fotografia per riscoprire l’anima autentica del litorale romano.

Fiumicino è molto più di un semplice comune alle porte di Roma. È un territorio sospeso tra cielo e acqua, dove il mare ha sempre giocato un ruolo centrale nella vita quotidiana degli abitanti. Storicamente, questa zona nasce come estensione naturale dell’antico porto di Ostia, cuore pulsante del commercio romano, e nel tempo si è trasformata in un punto strategico per l’economia del Lazio grazie alla sua vicinanza all’aeroporto internazionale e, soprattutto, alla presenza del mare.

Ma Fiumicino non è solo transiti e rotte aeree: è anche tradizione, comunità, e radici legate alla pesca e alla navigazione. Passeggiando lungo la Fiumara Grande, si percepisce immediatamente l’anima autentica di questo luogo, fatta di reti, barche, reti appese ad asciugare e racconti di pescatori.

Il mare come linfa vitale

Per chi vive a Fiumicino, il mare non è un semplice orizzonte da ammirare. È un compagno di vita, spesso duro e imprevedibile, ma anche generoso e indispensabile. Fin dalle origini, la pesca ha rappresentato la principale attività economica e sociale del borgo: una pesca fatta di mani callose, albe fredde e profumo di salmastro che si mescola con quello del caffè all’alba.

Il Porto Canale, Fiumara e il Faro sono luoghi emblematici di Fiumicino, dove ancora oggi si può respirare la quotidianità marinaresca che altrove sembra ormai svanita. È proprio lungo la Fiumara che si incontrano i protagonisti silenziosi e affascinanti di questo articolo: i bilancioni.

Cosa sono i bilancioni?

I bilancioni di Fiumicino, chiamati anche “casotti” o “capanni da pesca”, sono strutture in legno sollevate su palafitte, dotate di enormi bilance da pesca a rete calata direttamente nel fiume o nel mare. A Fiumicino, in particolare lungo la Fiumara Grande, queste costruzioni sono diventate parte integrante del paesaggio e della cultura locale.

Originariamente nate per la pesca su piccola scala, queste bilance rappresentano una tecnica antica e affascinante: si cala la rete in acqua tramite un sistema a contrappeso e si attende che i pesci vi entrino spinti dalla corrente o attratti da esche. Poi, con un gesto rapido ma calibrato, si solleva la rete e si verifica il bottino.

I bilancioni non sono solo strumenti di lavoro, ma anche spazi di socialità. Alcuni sono diventati luoghi dove i pescatori si ritrovano per mangiare insieme, scambiare racconti, o semplicemente godersi il tramonto sulla foce del Tevere.

I bilancioni della Fiumara: poesia sospesa sull’acqua

Camminando a Fiumara Grande al tramonto, i bilancioni si stagliano come silhouette teatrali contro il cielo. Alcuni sono ben conservati, altri sembrano lottare contro il tempo e la salsedine, ma ognuno ha una propria personalità, una sua estetica ruvida e struggente. Sono, per molti versi, lo specchio dell’anima di Fiumicino: resistenti, essenziali, legati alla tradizione ma immersi in un presente incerto.

Fotografarli significa raccontare non solo un paesaggio, ma uno stile di vita. È qui che la fotografia incontra la narrazione e si trasforma in testimonianza.

La mia foto: un’istantanea tra memoria e silenzio

L’immagine che ho scattato e che accompagna questo articolo nasce proprio da questa esigenza: fermare l’attimo, rendere eterno un frammento di quotidianità marinara prima che il tempo lo cancelli. Ho utilizzato una Nikon D5000 con un obiettivo Sigma 70-300mm F4-5.6 DG Macro HSM, spingendomi a 190mm per isolare il soggetto dal contesto caotico del porto. Le impostazioni tecniche erano: ISO 3200, f/25, 1/2000 di secondo e 0EV.

Queste scelte non sono state casuali: ho voluto ottenere un’immagine estremamente nitida, anche in condizioni di luce forte e contrastata. L’uso di un diaframma così chiuso (f/25) mi ha permesso di mantenere un’ottima profondità di campo e definizione anche sui dettagli più minuti della struttura lignea.

La mia foto

La fotografia è in bianco e nero, un linguaggio visivo che ho scelto per sottolineare il contrasto tra il tempo e la materia. Al centro troviamo un bilancione con la sua piccola casa in legno, chiusa da persiane e protetta da una veranda invecchiata, ma ancora viva. Le corde e i fili elettrici tagliano la scena come linee tese, segni di un’attività ancora presente nonostante tutto.

La struttura si erge su un basamento in cemento sbrecciato, che mostra i segni dell’usura e del tempo. In primo piano, una rete metallica e i tetti delle barche ancorate al molo introducono l’occhio nella scena. Il cielo striato, con nuvole filanti quasi pittoriche, fa da cornice sospesa a questo angolo di mondo, enfatizzando l’atmosfera rarefatta e silenziosa.

L’assenza di persone nell’inquadratura non è un caso: volevo che parlasse solo il luogo, come se il tempo si fosse fermato. La luce incisa dai contrasti del bianco e nero restituisce tutta la malinconia e la poesia di un’Italia dimenticata, ma ancora ricca di storia.

Perché visitare i bilancioni di Fiumicino

Se ami la fotografia, la pesca, la storia locale o semplicemente i luoghi dove si respira autenticità, i bilancioni di Fiumicino sono una tappa imprescindibile. Sono accessibili a piedi o in bicicletta lungo il lungotevere della Fiumara e rappresentano una delle poche testimonianze vive della tradizione marinara romana.

La loro bellezza non è da cartolina, ma cruda, vera, intensa. Sono l’equivalente visivo di una vecchia canzone di De André: apparentemente semplici, ma in realtà complesse e piene di significato. Ovviamente se visitate Fiumicino non potete perdere la visita al Porto di Claudio e Traiano.

Un luogo da custodire

I bilancioni non sono solo “capanni da pesca”, ma piccoli templi sospesi tra acqua e cielo. Raccontano una storia che merita di essere preservata e tramandata, soprattutto oggi, in un mondo che corre veloce e dimentica facilmente. Conservarli significa proteggere la memoria di un territorio, ma anche offrire a chi viene da fuori un’occasione per comprendere l’identità di Fiumicino, che non è fatta solo di aerei e spiagge, ma anche di fatica, sale, e reti gettate con speranza nel fiume.

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