Il Sator della farmacia della Certosa di Trisulti: un enigma inciso nel tempo

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Il Sator della farmacia della Certosa di Trisulti: un enigma inciso nel tempo
Il Sator della farmacia della Certosa di Trisulti è un affascinante enigma inciso nel tempo, al centro di antiche interpretazioni simboliche e religiose. In questo articolo racconto la mia esperienza tra fede, fotografia e mistero, con un approfondimento sulla sua storia e una foto scattata con la mia Fuji X-T2.

La Certosa di Trisulti è uno di quei luoghi capaci di sospenderti nel tempo. Ogni volta che varco il suo portale mi sento investito da un silenzio che parla, da pietre che raccontano storie, da ombre che sembrano voler custodire gelosamente antichi segreti. In un mio precedente articolo ti ho già portato a scoprirla nel suo complesso, tra fede, silenzio e mistero — se te lo sei perso, ti consiglio di leggerlo qui: La Certosa di Trisulti: fede, silenzio e mistero.

La Certosa di Trisulti

Ma oggi voglio raccontarti qualcosa di diverso all’interno della Certosa di Trisulti. Qualcosa che ha catturato la mia attenzione fin dalla prima visita e che, da allora, non ha smesso di tormentare la mia curiosità: il Sator inciso all’interno della farmacia della Certosa di Trisulti. Un quadrato magico, un palindromo perfetto, un rebus teologico o un codice occulto? Scopriamolo insieme.

La farmacia della Certosa di Trisulti

Prima di immergerci nell’enigma del Sator, lasciami descrivere il contesto in cui si trova. La farmacia della Certosa di Trisulti è una delle gemme più affascinanti del complesso monastico. Appena entri, l’atmosfera cambia: il profumo delle erbe officinali, l’arredamento ligneo settecentesco, gli scaffali ricolmi di antichi vasi in ceramica decorati a mano. È un luogo che racconta la storia della scienza monastica, quando i monaci certosini erano anche medici, speziali, botanici.

Mi sono trovato a scrutare ogni angolo di quella stanza cercando connessioni tra gli oggetti esposti e la filosofia di vita dei certosini. È lì, sulla parete, che si trova il misterioso Sator. Nessuna cornice, nessuna didascalia. Solo una scritta in latino incisa nel muro, apparentemente semplice, ma infinitamente profonda.

Il mistero del Sator

SATOR AREPO TENET OPERA ROTAS.

Cinque parole. Cinque lettere ciascuna. Disposte in modo da poter essere lette in quattro direzioni: da sinistra a destra, da destra a sinistra, dall’alto in basso e viceversa. Un perfetto quadrato magico. La sua struttura simmetrica ha affascinato studiosi, linguisti e appassionati di simbolismo per secoli.

Ma cosa significa?

La traduzione letterale è tutt’altro che chiara. Una delle interpretazioni più accettate è: “Il seminatore Arepo tiene con cura le ruote del lavoro”. Ma chi è Arepo? Un nome proprio? Un’invenzione lessicale? E cosa significa davvero “tenere le ruote del lavoro”? Le ipotesi si moltiplicano, e con esse il mistero.

Secondo alcuni esperti, il Sator nasconde un messaggio cristiano in codice, sviluppato nei primi secoli dell’era cristiana per sfuggire alle persecuzioni. Riorganizzando le lettere, infatti, si ottiene una croce palindroma composta dalle parole “Pater Noster” disposte due volte, con le lettere A e O — alfa e omega — avanzate, simbolo di Dio.

Altri studiosi, invece, vedono nel Sator un legame con la tradizione magico-esoterica. Una formula protettiva, un talismano contro il male. Non mancano nemmeno le teorie che collegano il quadrato ai culti misterici romani o alla Cabala.

Eppure, nonostante tutte queste ipotesi, nessuno ha ancora trovato una risposta definitiva. Il Sator resta un enigma.

Il Sator a Trisulti: tra fede e alchimia

La presenza del Sator nella farmacia della Certosa di Trisulti non è affatto casuale. Quel luogo non era solo un centro di preparazione di rimedi naturali, ma anche un crocevia tra scienza e spiritualità. I monaci certosini non si limitavano a curare il corpo: curavano anche l’anima.

Il Sator, in questo contesto, potrebbe essere stato inciso come protezione, come simbolo di equilibrio cosmico, o forse come segno di appartenenza a un sapere più profondo. In ogni caso, la sua collocazione nella farmacia della Certosa di Trisulti non fa che rafforzarne il fascino.

Mentre osservavo quella scritta, mi sono chiesto quante mani l’avessero toccata, quante menti si fossero interrogate su di essa. È come se il tempo si fosse fermato, lasciando sospeso un messaggio da decifrare.

Lo scatto: fermare il mistero in un fotogramma

Non potevo certo andarmene senza portare con me una testimonianza visiva di quel momento. Ho impugnato la mia fidata Fuji X-T2, con l’obiettivo Fujifilm XF18-55mm F2.8-4R LM OIS WR, e ho scelto di isolare il quadrato magico dal resto dell’ambiente, per renderlo il protagonista assoluto dello scatto.

Le condizioni di luce non erano ideali: la parete era in ombra, e volevo evitare di usare flash per non alterare l’atmosfera solenne del luogo. Ho quindi optato per una sensibilità ISO 3200, accettando un leggero rumore che, in realtà, ha aggiunto carattere alla fotografia. Ho impostato il diaframma su f/4, per ottenere una buona profondità senza sacrificare troppa luce, con una lunghezza focale di 40mm, sufficiente a isolare il soggetto ma mantenere leggibilità.

Il tempo di esposizione, 1/30s, è stato il massimo che potevo permettermi a mano libera senza rischiare il mosso. Un leggero compenso di +0.3EV mi ha aiutato a recuperare le ombre senza bruciare i bianchi. E poi… click. Lo scatto è stato fatto.

Guardando l’immagine finale, in bianco e nero, mi sono reso conto che quella fotografia non è solo una riproduzione di un oggetto antico. È una riflessione. È un invito a interrogarsi, a cercare, a lasciarsi affascinare da ciò che non conosciamo fino in fondo.

Un enigma ancora vivo

Il Sator della Certosa di Trisulti è più di un reperto storico. È un messaggio senza mittente, una preghiera muta, un codice che sembra dirci: “Non tutto deve essere compreso per essere amato”. In un mondo in cui cerchiamo continuamente risposte, questo quadrato ci ricorda l’importanza delle domande.

E così, nella quiete della farmacia della Certosa di Trisulti, tra l’odore di erbe essiccate e la luce fioca del pomeriggio, mi sono sentito parte di una lunga catena di occhi che hanno letto quel misterioso Sator. Ognuno con la propria interpretazione. Ognuno con la propria meraviglia.

Se capiti da queste parti, ti invito a fermarti davanti a quella parete. Osserva. Rifletti. Magari scatta anche tu una foto. Ma soprattutto, lasciati colpire dal potere del mistero.

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