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ToggleEntrare al Museo di Villa Giulia o meglio il Museo Nazionale Etrusco è come attraversare la soglia di un tempo remoto, in cui la civiltà etrusca plasmava un mondo sofisticato, spirituale e affascinante. Questa villa rinascimentale, progettata per papa Giulio III, oggi custodisce uno dei patrimoni archeologici più suggestivi d’Italia. Ma non è soltanto la bellezza architettonica ad attirare: è la ricchezza delle storie che vi abitano, sospese tra mito e realtà, religione e quotidianità, arte e simbolo.
Se non ci sei ancora stato, ti consiglio di iniziare dalla visita completa del Museo di Villa Giulia, che ho raccontato in questo articolo: Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia: storia etrusca nel cuore di Roma. È una guida utile per orientarti tra le tante meraviglie custodite qui. Ma oggi, ti porto a scoprire un pezzo in particolare che mi ha colpito nel profondo: la statuina della dea Menerva.
Il fascino eterno del Sarcofago degli Sposi
Ogni volta che torno al Museo di Villa Giulia, una delle opere che mi inchioda sempre allo stesso punto è il Sarcofago degli Sposi. L’ho raccontato in dettaglio qui: Il Sarcofago degli Sposi – Museo Etrusco di Villa Giulia, ma c’è un’emozione che va oltre le parole. La dolcezza dei volti, l’intimità del gesto, la raffinatezza delle forme… è come se gli etruschi volessero dirci che l’amore può sopravvivere persino alla morte. Questo capolavoro, che è anche una dichiarazione di poetica civile e spirituale, si trova a pochi passi dalla protagonista di oggi: la statuina di Menerva.
Come arrivare al Museo di Villa Giulia
Il Museo di Villa Giulia si trova in una zona centrale e tranquilla di Roma, nel quartiere Pinciano, ai margini di Villa Borghese. Raggiungerla con i mezzi pubblici è piuttosto semplice: la fermata più vicina della metro è Flaminio (Linea A), da cui si può proseguire a piedi per circa 15 minuti attraversando il verde del parco. In alternativa, diverse linee di autobus (tra cui il 52, il 926 e il 910) fermano nei pressi del Museo di Villa Giulia, con discesa consigliata in via Aldrovandi.
Per chi invece preferisce raggiungerlo in auto, consiglio sempre di affidarsi alle app per parcheggi, perché la zona è a traffico intenso e non sempre è facile trovare posto. VI ricordo che nei dintorni del Museo di Villa Giulia ci sono moltissime strisce blu, uno strumento molto utile per pagare il parcheggio in anticipo è EasyPark, che permette di gestire tutto dallo smartphone e scegliere l’area più vicina al museo, evitando inutili perdite di tempo.
La statuina della dea Menerva: mistero, potenza e bellezza
E arriviamo finalmente a lei. Tra le tante meraviglie esposte al museo, la statuina della dea Menerva ha qualcosa di magnetico. Alta poco più di 30 centimetri, scolpita in bronzo, questa figura non ha nulla da invidiare alle grandi statue monumentali. La sua forza è concentrata nella verticalità della posa, nel volto affilato, nell’elmo altissimo che svetta come una falce lucente.
Menerva – la Minerva etrusca – è la divinità della guerra, della saggezza, dell’ingegno. Non è una semplice trasposizione della Atena greca o della Minerva romana. Gli etruschi la consideravano una dea potente, sì, ma anche protettrice degli eroi e guida dei sovrani. Il braccio alzato della statuina, oggi mancante di ciò che presumibilmente era una lancia o uno scettro, sembra un gesto a metà tra comando e saluto.
Osservandola da vicino, si notano i dettagli raffinati della decorazione: il petto armato, le collane che ornano il collo, il volto incorniciato da un casco ornato e da orecchie appuntite che le danno quasi un’aria da divinità soprannaturale. È un’immagine che resta impressa: non solo per l’estetica, ma per la sua carica evocativa. Menerva non sorride, non seduce: impone, protegge, veglia.
Fotografare una dea: la mia esperienza con la Fuji X-T2
Scattare questa foto al Museo di Villa Giulia è stato, per me, un gesto quasi rituale. Avevo già ammirato la statuina diverse volte, ma quel giorno la luce nel museo era perfetta. Non diretta, non riflessa, ma uniforme e morbida, come se fosse stata lì apposta per modellare le sue forme. Ho usato la mia inseparabile Fuji X-T2 con il Fujifilm XF18-55mm F2.8-4R LM OIS WR, uno zoom leggero ma incredibilmente nitido, perfetto per ambienti interni.
Ho impostato la fotocamera su ISO 2500 – perché il museo, pur ben illuminato, richiede una certa sensibilità – e ho scelto una lunghezza focale di 40mm per avvicinarmi abbastanza senza distorcere. Il diaframma era chiuso a f/7.1, per avere la massima profondità e dettaglio, mentre il tempo di esposizione era di 1/50s, sufficiente a mano libera grazie alla stabilizzazione dell’obiettivo. Lo 0EV ha mantenuto la scena bilanciata, senza rischi di sovra o sottoesposizione.
Ho scattato in RAW, ovviamente, e in post-produzione ho convertito in bianco e nero per dare forza ai contrasti, alle texture del bronzo, alle ombre che disegnano il volto. È una scelta estetica e narrativa: il colore qui avrebbe solo distratto. La monocromia, invece, restituisce tutta la drammaticità del volto, la tensione del gesto, l’aura divina che circonda la figura.
Un simbolo che parla ancora oggi
Ciò che più mi colpisce di Menerva al Museo di Villa Giulia è il suo essere senza tempo. È una dea antica, certo, ma anche un archetipo moderno. Rappresenta la forza del pensiero, la potenza della strategia, la femminilità che non cede alla seduzione ma si manifesta nel dominio. In un’epoca in cui cerchiamo modelli forti e complessi, Menerva è lì, scolpita nel metallo, pronta a parlarci.
Fotografarla al Museo di Villa Giulia è stato come dialogare con un’anima millenaria. Non è stato solo un atto tecnico o estetico, ma un momento di connessione. È questo il potere della fotografia, quando si fa linguaggio: raccontare ciò che non possiamo più toccare, rendere vivo ciò che sembra perduto, restituire voce alle forme del silenzio.
Se passi al Museo di Villa Giulia, ti invito a cercarla, a fermarti, a guardarla negli occhi. E forse capirai anche tu che gli etruschi non sono affatto un popolo scomparso. Sono ancora qui, tra di noi, in ciò che ci hanno lasciato. E Menerva ne è la guardiana.