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ToggleIncastonata nella suggestiva cornice del promontorio di Gaeta, la Montagna Spaccata è uno di quei luoghi che, una volta visti, non si dimenticano più. Qui la natura ha scolpito uno scenario unico, dove la montagna sembra dividersi in due, creando fenditure verticali che si aprono verso il mare. Camminare lungo il sentiero che conduce alla fenditura è un’esperienza quasi mistica: ogni passo riecheggia nella gola di roccia viva, e il blu intenso del mare che appare all’improvviso tra gli strapiombi ti riempie gli occhi e il cuore.
Ma ciò che rende questo luogo ancora più affascinante non è solo la sua spettacolare conformazione geologica, bensì le storie che lo abitano. Perché qui, proprio davanti la Montagna Spaccata, leggenda e realtà si sfiorano in un punto preciso: la cosiddetta “Mano del Turco”, impressa come un marchio eterno sulla parete di pietra calcarea.
Dove si trova la Montagna Spaccata
La Montagna Spaccata si trova a Gaeta, in provincia di Latina, nel Lazio meridionale. È parte del Parco Regionale Riviera di Ulisse e si erge dal promontorio che domina la spiaggia di Serapo. All’interno del complesso si trova anche il Santuario della Santissima Trinità, meta di pellegrinaggi da secoli, e la suggestiva Grotta del Turco, una fenditura nella roccia che si può ammirare dall’alto.
Gaeta è una cittadina che vive tra il mare e la roccia, sospesa tra la storia e il silenzio delle sue falesie. Qui ogni angolo è un’occasione per riflettere, per lasciarsi catturare da qualcosa di più grande, che non ha solo a che fare con la geologia o l’arte, ma con il mistero.
Come arrivare da Roma
Raggiungere la montagna spaccata a Gaeta da Roma è piuttosto semplice e offre diverse opzioni, tutte godibili anche in ottica di una gita fuori porta. In auto, il percorso più diretto è prendere l’Autostrada A1 in direzione Napoli, uscire a Cassino e seguire le indicazioni per Formia e poi Gaeta. In alternativa, si può uscire a Frosinone e procedere lungo la SR82. Il viaggio dura circa due ore e mezza, e attraversa la campagna laziale più autentica.
Per chi preferisce i mezzi pubblici per raggiungere la montagna spaccata, basta prendere un treno regionale da Roma Termini verso Formia-Gaeta (circa 1 ora e 30 minuti), e poi un autobus locale (linea C) che porta direttamente al centro storico di Gaeta e alla zona del Santuario della Montagna Spaccata. È una combinazione comoda e spesso utilizzata dai turisti e dai pellegrini.
La Mano del Turco e la sua leggenda
Il cuore simbolico de la Montagna Spaccata è senza dubbio l’impronta nella roccia conosciuta come “Mano del Turco”. Si tratta di una mano scolpita nella pietra calcarea, visibile a pochi passi dal belvedere che affaccia sulla Grotta del Turco. La leggenda vuole che durante un assedio arabo, un soldato turco, incredulo davanti alla narrazione cristiana secondo cui la montagna si sarebbe spaccata al momento della morte di Cristo, abbia appoggiato la mano sulla roccia per sfidare il miracolo. Ma proprio in quel gesto blasfemo, la pietra – secondo la tradizione – si sarebbe ammorbidita sotto la sua carne, lasciando impressa l’impronta come prova della verità divina.
La frase latina incisa su una targa poco sotto l’impronta rafforza la suggestione: “Improba mens verum renuens quod fama ferebat, credere est, hoc digitis saxa liquata probant”, che si può tradurre con: “La mente empia, rifiutando ciò che la tradizione riferiva, è costretta a credere: queste rocce, scioltesi al tocco delle dita, ne danno prova”.
È difficile restare indifferenti davanti a quell’impronta. Scolpita nel tempo e nella pietra, più che una prova soprannaturale è il simbolo della forza della fede, del mistero e della tradizione che resistono alla razionalità moderna. E anche se non credi alla leggenda, ti ritrovi comunque a osservare quella mano con una sorta di rispetto primordiale.
Fotografare il mistero
Quando ho scattato la fotografia della Mano del Turco, sapevo che non si trattava di un semplice dettaglio architettonico o naturalistico. Volevo catturare un simbolo, un frammento di sacralità scolpito nella materia. Ho usato la mia fidata Fuji X-T2, un corpo macchina che porto con me in tutti i miei viaggi, con l’obiettivo Fujifilm XF18-55mm F2.8-4R LM OIS WR, un piccolo gioiello di versatilità e resa.
Per cogliere la tridimensionalità dell’impronta e la texture della pietra, ho scelto una composizione stretta e centrale, che desse enfasi alla forma e al contrasto tra luce e ombra. Le impostazioni erano le seguenti: ISO 800 per compensare la scarsa luminosità del luogo, 18mm per includere anche la targa latina, apertura a f/2.8 per una profondità di campo limitata ma sufficiente, tempo di esposizione 1/8s e -0,7EV per evitare che la pietra calcarea risultasse troppo chiara e per enfatizzare le venature. Ho scattato a mano libera, trattenendo il fiato per non rischiare micromosso, appoggiandomi al muro del corridoio roccioso che conduce alla fenditura.
Il risultato è una fotografia carica di tensione emotiva, quasi scultorea. Il bianco e nero accentua l’atmosfera senza tempo del luogo, eliminando le distrazioni del colore e permettendo all’occhio di concentrarsi sull’essenziale: la mano e la pietra. La presenza del testo latino completa la narrazione visiva, aggiungendo un elemento culturale e simbolico che amplifica il messaggio dell’immagine.
Un viaggio dentro e fuori di sé
La Montagna Spaccata non è solo una destinazione. È un viaggio, anche interiore. Camminare tra le sue fenditure, affacciarsi sulla Grotta del Turco, toccare la pietra vicino alla Mano, sentire il rumore del mare che si infrange invisibile sotto di te… tutto contribuisce a creare un’esperienza che va oltre il turismo.
Forse è proprio questo il segreto di luoghi come questo: ti riportano a una dimensione più autentica, dove il tempo si ferma e la natura sembra sussurrare storie antiche a chi è disposto ad ascoltarle. Gaeta, con la sua bellezza selvaggia e le sue leggende, è un invito a rallentare, a osservare e a lasciarsi stupire.
E la Mano del Turco, impressa nella roccia come un sigillo eterno, è lì a ricordarcelo: anche ciò che sembra impossibile, a volte, lascia un segno tangibile. Sta a noi coglierlo.