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ToggleC’è un momento in ogni viaggio in cui smetti di cercare qualcosa e lasci che sia il luogo a trovarti. Un istante in cui lo sguardo non corre più, ma si posa. Il cuore rallenta, il respiro si fa profondo. È ciò che mi è successo a Montalcino all’Abbazia di Sant’Antimo, uno degli angoli più spirituali e silenziosi della Toscana, immerso tra cipressi e colline morbide come onde. Un luogo dove sedersi non è solo riposare, ma ritrovare un ritmo più umano.
Un capolavoro romanico nel cuore della Val d’Orcia
L’Abbazia di Sant’Antimo si trova a pochi chilometri da Montalcino, nel cuore della Val d’Orcia, un paesaggio patrimonio UNESCO che da solo vale il viaggio. Edificata in pietra chiara, con proporzioni armoniose e una semplicità che conquista, è uno dei più affascinanti esempi di architettura romanica in Italia.
Varcando la soglia, si viene avvolti da una luce tenue e dorata che filtra dalle bifore. Le colonne in alabastro, i capitelli scolpiti e il silenzio ovattato che regna all’interno creano un’atmosfera mistica, quasi fuori dal tempo. Anche se oggi non è più sede di una comunità monastica attiva, l’anima spirituale dell’abbazia è rimasta intatta, vibrante nelle sue pietre antiche.
La leggenda di Carlo Magno
Come ogni luogo che si rispetti, anche Sant’Antimo a Montalcino ha la sua leggenda. E che leggenda! Si narra che Carlo Magno, durante una campagna militare in Italia nell’VIII secolo, fu colpito con il suo esercito da una grave epidemia. In sogno, ricevette l’indicazione di fermarsi in questo luogo per far recitare preghiere a un gruppo di monaci. Il miracolo avvenne: l’epidemia si placò. In segno di gratitudine, l’imperatore ordinò la costruzione dell’abbazia.
La storia ufficiale ci dice che l’abbazia venne fondata su un’antica domus romana e fu successivamente ampliata nel corso del XII secolo, in piena epoca benedettina. Ma la forza evocativa della leggenda resiste al tempo, proprio come le pietre che sorreggono la chiesa.
Come raggiungere l’Abbazia: un viaggio nel viaggio
Partire da Roma per raggiungere Montalcino e l’Abbazia di Sant’Antimo significa attraversare l’Italia centrale in tutta la sua meraviglia rurale, immergendosi passo dopo passo in paesaggi che sembrano sospesi tra cielo e terra. Il modo migliore per vivere appieno questa esperienza è senza dubbio l’auto: non solo per la comodità, ma perché la strada stessa diventa parte integrante del viaggio.
Dalla capitale sono circa 200 chilometri, percorribili in circa 2 ore e 30 minuti, ma ti assicuro che vorrai impiegarci di più. Non tanto per il traffico, quanto per la voglia di fermarti lungo il cammino.
Prendi il Grande Raccordo Anulare
Parti da Roma imboccando il Grande Raccordo Anulare (GRA) e prendi l’Autostrada A1 in direzione Firenze. Dopo circa 140 km, esci a Chiusi-Chianciano Terme e segui le indicazioni per Chianciano, poi prosegui verso San Quirico d’Orcia, attraversando la SP146. Qui comincia uno dei tratti più suggestivi della Toscana, fatto di curve dolci, vigneti, cipressi che si stagliano contro il cielo e casali che sembrano usciti da un dipinto. Siamo nel cuore della Val d’Orcia, e ogni sosta diventa uno scatto fotografico, ogni deviazione un potenziale tesoro nascosto.
Da San Quirico prosegui verso Montalcino, la patria del Brunello, ma non fermarti troppo: l’Abbazia ti aspetta ancora più in là, a circa 10 km da qui, nella frazione di Castelnuovo dell’Abate. La strada che collega Montalcino all’abbazia è la SP55, stretta e serpeggiante, ma proprio per questo affascinante. Scendi dolcemente lungo le colline, segui i cartelli marroni e lasciati guidare dalla bellezza.
Dimentica Google Maps
Dimentica Google Maps per un attimo e lascia che sia il paesaggio a darti le indicazioni per arrivare a Montalcino: la luce del pomeriggio che filtra tra i cipressi, i suoni ovattati della natura, il profumo di lavanda che entra dal finestrino. La destinazione è meravigliosa, ma è il tragitto a trasformarti già in pellegrino.
Una volta arrivato, troverai un comodo parcheggio gratuito a pochi passi dall’abbazia. Il viale che ti conduce all’ingresso, incorniciato da cipressi e ulivi, è l’ultima carezza prima del silenzio. Da lì in poi, sarà solo quiete, pietra, e un senso profondo di armonia.
Se proprio non hai alternative e desideri usare i mezzi pubblici, sappi che è possibile arrivare in treno fino a Buonconvento (linea Siena-Grosseto) e poi prendere un autobus per Montalcino, ma i collegamenti sono pochi e irregolari. Da Montalcino dovresti poi affidarti a un taxi o a una bici elettrica per percorrere gli ultimi chilometri. È fattibile, ma ti perderesti la libertà e la poesia che solo un’auto lungo le strade toscane può regalarti.
Il mio consiglio? Noleggia un’auto, metti su un po’ di musica classica o jazz, e guidati via. Senza fretta. Perché quando si va a Sant’Antimo a Montalcino, non si corre. Si va incontro a qualcosa.
L’importanza di fermarsi
Dopo aver camminato intorno all’abbazia, fotografato le sue geometrie e assaporato il silenzio dell’interno, ho deciso di prendermi un momento di pausa vera. Nessuna fretta, nessun programma da rispettare. Solo il desiderio di fermarmi. Ho trovato un piccolo angolo sul retro dell’edificio, accanto a un vecchio muro in pietra. Due panche di legno, un vaso colmo di erbe aromatiche e una vasca in pietra completavano la scena.
Mi sono seduto.
Non per scattare. Non per pensare. Ma solo per respirare. Per osservare le nuvole che scorrevano lente nel cielo, il vento che muoveva i cipressi, i profumi dell’estate toscana che si mescolavano nell’aria. Credo che ogni viaggio, per quanto pieno di cose da vedere, debba includere uno stop. Una sospensione. Un momento in cui anche il corpo rallenta e la mente si riorienta. Questa è la Toscana, Montalcino e l’Abbazia di Sant’Antimo.
In quel preciso momento, ho scattato la foto.
La fotografia: tecnica, luce e silenzio
Per immortalare questa scena ho usato la mia Fujifilm X-T2, una fotocamera che mi accompagna in ogni cammino, discreta e precisa. Il mio obiettivo era il Fujifilm XF18-55mm F2.8-4R LM OIS WR, un vero tuttofare di qualità. Le impostazioni dello scatto: ISO 200, 18mm, f/3.2, 1/1000s.
La luce del primo pomeriggio era perfetta: nitida ma non dura, con le nuvole che creavano giochi di ombre sul paesaggio. Ho scelto il bianco e nero in post-produzione per restituire la matericità della scena. Le pietre del muro, così diverse tra loro, sembrano raccontare mille vite. Le panche sembrano attendere qualcuno che si fermi. Il cielo, incorniciato dai cipressi, è un invito all’elevazione.
Ogni elemento della composizione ha trovato il suo posto naturale, come se quella scena fosse lì da secoli ad aspettare di essere colta.
Non un luogo da visitare, ma un’esperienza da vivere
Sant’Antimo non è uno di quei luoghi da “spuntare” in una lista. È un posto che non si attraversa, ma si abita, anche solo per un’ora. Un posto che non si fotografa soltanto, ma si respira. Dove il silenzio parla, la pietra racconta e il tempo si dilata.
Non è necessario credere in qualcosa per sentire la forza spirituale di questo luogo. Basta arrivare, sedersi, chiudere gli occhi. Magari non troverai risposte, ma di sicuro ti farai le domande giuste. Ovviamente vista la vicinanza vi consiglio di andare a pranzo a Montalcino o magari fare un aperitivo a base di Brunello di Montalcino.

E quando ripartirai, qualcosa dentro di te sarà cambiato. Magari in modo impercettibile, ma profondo. Come una carezza del vento su una pietra antica.
Se passi in Toscana, non perderti l’occasione di visitare Sant’Antimo. Ma soprattutto, non dimenticare di fermarti, sederti e ascoltare. Perché a volte, nel silenzio di un’abbazia sperduta tra le colline, puoi sentire più che in mille parole.