Orvieto e il suo Duomo: un viaggio tra cielo e tufo

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Orvieto e il suo Duomo: un viaggio tra cielo e tufo
Scopri la meraviglia di Orvieto tra storia, arte e spiritualità: un viaggio tra il maestoso Duomo, i misteriosi sotterranei, il celebre Pozzo di San Patrizio e i sapori autentici della cucina umbra, raccontato anche attraverso uno scatto d'autore.

Arroccata su una rupe di tufo che domina la valle del Paglia, Orvieto è una delle città umbre più affascinanti e scenografiche. Dall’alto dei suoi bastioni naturali, lo sguardo spazia libero tra colline, vigneti e antichi borghi, mentre il centro storico accoglie il visitatore in un abbraccio fatto di vicoli medievali, profumo di cucina tradizionale e un silenzio carico di storia. Orvieto non si visita soltanto: si respira, si ascolta, si assapora.

Il Duomo di Orvieto: capolavoro gotico italiano

Nel cuore della città si erge il Duomo, uno dei massimi esempi di architettura gotica in Italia. La facciata è un tripudio di intarsi, mosaici dorati, rosoni e sculture che sembrano animarsi sotto la luce del sole. Ma è all’interno che si compie la magia. Le colonne a fasce bianche e nere guidano lo sguardo verso l’abside, mentre il pavimento lucido riflette le arcate creando un gioco di prospettive senza tempo.

La Cappella di San Brizio, decorata da Luca Signorelli, è uno scrigno di visioni apocalittiche e speranze celesti: affreschi potenti, drammatici, che anticipano addirittura Michelangelo nella Cappella Sistina. Ogni passo nel Duomo è una scoperta, ogni dettaglio un invito alla contemplazione.

Cosa vedere a Orvieto oltre il Duomo

Orvieto è un piccolo scrigno, ma ricchissimo. Due delle sue meraviglie nascoste si trovano sotto i nostri piedi. Il Pozzo di San Patrizio è una delle opere di ingegneria più straordinarie del Rinascimento: 62 metri di profondità, due rampe elicoidali che non si incontrano mai, giochi di luce che trasformano l’acqua in specchio del cielo.

Poi ci sono i sotterranei, un intero mondo scavato nel tufo: cunicoli, grotte, frantoi e colombaie che raccontano una città parallela, vissuta nel silenzio e nella penombra per secoli. Ho già avuto il piacere di raccontarli in due articoli precedenti, ma tornare in questi luoghi è sempre un’esperienza nuova.

Cosa mangiare di tipico a Orvieto

La cucina orvietana è sostanziosa, sincera e legata alla tradizione contadina. Non si può lasciare la città senza aver provato gli umbrichelli al tartufo o all’amatriciana bianca, accompagnati da un bicchiere di Orvieto Classico, il bianco che ha fatto la storia della zona. Tra i secondi, meritano una menzione speciale il piccione ripieno e la trippa alla orvietana, piatti dal sapore deciso e antico. E per concludere in dolcezza, le fave dei morti o una fetta di tozzetti col vin santo.

Raggiungere Orvieto da Roma è semplice e piacevole, perfetto anche per una gita in giornata. Se parti in treno, la soluzione più comoda è salire a bordo di un regionale veloce o Intercity dalla stazione di Roma Termini o Roma Tiburtina: in circa un’ora e mezza arriverai direttamente alla stazione di Orvieto. Una volta sceso, troverai subito la funicolare, situata proprio di fronte alla stazione ferroviaria: in pochi minuti ti condurrà nel cuore della città alta, evitando la fatica della salita e regalandoti già un primo scorcio panoramico mozzafiato.

Se invece preferisci viaggiare in auto, puoi imboccare l’autostrada A1 (Autostrada del Sole) in direzione Firenze e uscire al casello di Orvieto. Da lì, una breve strada panoramica ti porterà in città. È importante sapere che il centro storico è ZTL (Zona a Traffico Limitato), ma ci sono diversi parcheggi comodi e ben segnalati nei pressi delle mura cittadine. Il parcheggio più strategico è quello di Campo della Fiera, da cui parte anche un comodo ascensore che ti porta direttamente verso il centro.

Per maggiori informazioni su parcheggi, trasporti e accessi alla città, puoi consultare il sito ufficiale del Comune di Orvieto:
https://www.comune.orvieto.tr.it

Dentro l’obiettivo: la foto nel Duomo di Orvieto

Scattare all’interno del Duomo di Orvieto è un’esperienza che va oltre la tecnica: è una questione di rispetto, silenzio e osservazione. Appena entrato, sono stato colpito dalla simmetria quasi ipnotica delle colonne bianche e nere, che si rincorrono come una melodia visiva verso l’altare. La luce filtrava con delicatezza dalla grande vetrata gotica del fondo, proiettando riflessi sul pavimento lucido di pietra. Era il momento perfetto: l’atmosfera sospesa, l’architettura che dialogava con la luce, e un flusso lento di visitatori che aggiungeva vita alla scena.

Al centro della navata

Ho deciso di posizionarmi al centro della navata, in piedi, con la macchina fotografica a mano. Nessun cavalletto, per non disturbare il contesto sacro e per rispettare le regole della chiesa. Ho utilizzato la Xiaomi YI M1, una mirrorless compatta ma versatile, montando l’obiettivo Xiaomi 12-40mm f/3,5-5,6, perfetto per catturare spazi ampi come questo. Le impostazioni dello scatto sono state: ISO 380, 12mm di lunghezza focale, 0EV, f/3,5 di apertura e un tempo di esposizione di 1/30s. Ho sfruttato la stabilizzazione naturale dell’impugnatura e il respiro per evitare il micromosso.

Il bianco e nero

Il bianco e nero non è stata una scelta post-produzione casuale, ma una precisa intenzione narrativa. In una cattedrale dove il colore vive all’esterno, ho voluto restituire l’intimità interna esaltando i contrasti, i chiaroscuri, il disegno delle pietre. La figura della donna in cammino verso l’altare è arrivata all’improvviso e si è inserita perfettamente nella composizione: un elemento umano che dona profondità e scala alla scena. È come se ogni linea, ogni ombra, ogni passo raccontasse una storia che va oltre l’immagine.

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