Steampunk: dove l’immaginazione incontra l’ingranaggio

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Steampunk: dove l’immaginazione incontra l’ingranaggio
Immergiti nell’affascinante universo dello steampunk, tra romanzi visionari, film iconici e fotografia d’autore. Un viaggio nell’estetica retro-futuristica fatta di ingranaggi, vapore e creatività senza tempo, dove ogni dettaglio racconta una storia alternativa.

Hai mai sognato un mondo in cui l’epoca vittoriana non si è mai conclusa, ma si è evoluta con una tecnologia spinta da vapore, ingranaggi e invenzioni bizzarre? Benvenuto nello steampunk, un universo narrativo e visivo che immagina un futuro alternativo mai accaduto, ma sorprendentemente credibile.

Lo steampunk nasce come sottogenere della narrativa fantascientifica, e deve il suo nome – coniato negli anni ’80 – a un ironico riferimento al cyberpunk. Ma in realtà le sue radici affondano molto più indietro, nelle pagine di Jules Verne, H.G. Wells, Mary Shelley. Immagina macchine volanti alimentate a carbone, dirigibili in orbita su Londra e orologi a molla capaci di risolvere enigmi o uccidere con precisione chirurgica. È un mondo che profuma di ottone, cuoio e olio industriale, dove moda, filosofia e ribellione si fondono in un’estetica inconfondibile.

Libri per viaggiare nel vapore

Tra i romanzi che più rappresentano il cuore pulsante dello steampunk c’è La macchina della realtà di William Gibson e Bruce Sterling, un classico assoluto che reinterpreta la Londra vittoriana con un tono cupo e denso di tecnologia analogica. Non posso non citare Leviathan di Scott Westerfeld, una saga young adult dove la Prima Guerra Mondiale è riscritta con creature meccaniche e bioingegneria a vapore. E poi Boneshaker di Cherie Priest, dove zombi e tecnologia steam si incontrano in una Seattle alternativa.

Ma forse il mio preferito resta The Difference Engine, di nuovo di Sterling ma in collaborazione con Gibson, un romanzo che immagina cosa sarebbe accaduto se Charles Babbage fosse riuscito a realizzare il suo calcolatore meccanico. Non solo narrativa, ma vera e propria ucronia, capace di rimettere in discussione tutta la storia moderna.

Cinema steampunk: visioni a orologeria

Anche il cinema ha fatto tesoro dello steampunk, soprattutto per la potenza visiva del genere. Uno dei titoli che porto sempre nel cuore è Steamboy di Katsuhiro Ōtomo, lo stesso autore di Akira. Un capolavoro d’animazione dove tecnologia a vapore, rivoluzione industriale e tragedia umana si mescolano in una Londra spettacolare.

Poi ci sono film che flirtano con lo steampunk senza dichiararsi del tutto, come Wild Wild West con Will Smith, La città perduta di Caro e Jeunet o Il castello errante di Howl di Miyazaki. O ancora The League of Extraordinary Gentlemen, con Sean Connery in un’epica battaglia tra personaggi della letteratura vittoriana reinterpretati in chiave steam.

E come non citare Sherlock Holmes di Guy Ritchie, dove ingranaggi, chimica e tecnologia da strada fanno da cornice alle indagini più adrenaliniche mai viste sullo schermo.

La mia fotografia tra vapore e ingranaggi

Durante un evento a tema a Roma, mi sono imbattuto in un personaggio che sembrava uscito direttamente da una graphic novel steampunk. Non ho resistito. Ho alzato la macchina – la mia fidata Canon EOS 7D con obiettivo EF-S18-135mm f/3,5-5,6 IS – ho scelto le seguenti impostazioni: ISO 500, lunghezza focale 70mm, f/5,3, tempo di esposizione 1/250s, 0EV, e ho scattato.

Il risultato è la foto ritratto che vedi qui sopra: un ritratto in bianco e nero di forte impatto visivo. L’uomo indossa un cappello a cilindro decorato con carte da gioco, tubi metallici, meccanismi di orologi e una lente di ingrandimento: un vero omaggio alla cultura visiva steampunk. Occhiali da saldatore con dettagli ornamentali, barba folta, piercing e un’espressione da romanzo d’avventura. Il bianco e nero mi ha aiutato a far emergere la texture del cappello, la densità della barba, i riflessi sugli ingranaggi.

Non ho voluto colori. Volevo che l’immaginazione del lettore completasse la scena, proprio come nei migliori romanzi steampunk. E in fondo, questa estetica vive anche di ciò che manca, di ciò che suggerisce. L’immagine comunica silenziosamente quell’inquietudine elegante tipica del genere: un’umanità che gioca a essere Dio con tubi e manometri, in bilico tra rivoluzione e autodistruzione.

Perché lo steampunk affascina ancora oggi

La bellezza dello steampunk sta nella sua capacità di sovvertire la realtà: non si tratta solo di indossare un gilet e un monocolo, ma di immaginare un mondo dove la tecnologia non è digitalizzata, ma visibile, tangibile, sporca. Un mondo in cui ogni vite ha un senso, ogni macchina racconta una storia. È un’estetica della nostalgia per un futuro che non è mai arrivato.

Forse per questo funziona così bene anche nella fotografia: ogni scatto in stile steampunk diventa una microstoria, una scena teatrale, un pezzo di romanzo illustrato. E ogni personaggio sembra avere una backstory che aspetta solo di essere raccontata.

Non solo un semplice stile

Lo steampunk non è un semplice stile: è una lente attraverso cui guardare il mondo. È letteratura, cinema, moda, fotografia e visione. È un modo per dire che la storia avrebbe potuto andare diversamente, e forse, in fondo, ci piace pensare che sarebbe stata più affascinante così.

E tu, hai mai pensato di costruirti il tuo alter ego steampunk? Magari con una maschera a ingranaggi, un diario in pelle e una macchina fotografica analogica? Io ti aspetto al prossimo evento a tema. Chissà, potresti essere tu il prossimo protagonista del mio obiettivo.

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