Vitorchiano e il Moai: un viaggio tra Medioevo e mistero dell’Isola di Pasqua

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Vitorchiano e il Moai: un viaggio tra Medioevo e mistero dell’Isola di Pasqua
Scopri Vitorchiano, affascinante borgo medievale della Tuscia, e lasciati sorprendere dall’unico Moai scolpito fuori dall’Isola di Pasqua da scultori Rapa Nui. Un viaggio tra storia, mistero, natura e sapori autentici.

A pochi chilometri da Viterbo, incastonato in una cornice di tufo e silenzio, sorge il borgo medievale di Vitorchiano. È uno di quei luoghi che sembrano sospesi nel tempo, dove la pietra grigia delle case racconta storie antiche e i vicoli si arrampicano su scorci che sembrano dipinti.

Vitorchiano, arroccato su uno sperone di roccia, domina la valle del Vezza con fierezza e compostezza, mantenendo intatta quell’atmosfera autentica e austera che solo i paesi dell’alto Lazio sanno regalare. Vitorchiano è un viaggio dentro la storia, ma anche una porta aperta verso l’altrove.

Camminando tra le sue mura, ci si perde in un dedalo di archi e piazzette, tra botteghe artigiane e scorci che sembrano rimasti immutati da secoli.

Il Moai di Vitorchiano: una scultura venuta da lontano

Ed è proprio in questo borgo, così legato alla sua storia, che compare qualcosa di totalmente inaspettato: un gigantesco Moai, simile in tutto e per tutto a quelli dell’Isola di Pasqua, si alza solenne in un parco poco fuori dal centro. Una scultura imponente, silenziosa, che sembra uscita da un sogno o da una terra lontana.

E invece è tutto vero. Nel 1990, una delegazione di undici indigeni Maori arrivò a Vitorchiano direttamente da Rapa Nui. Vennero invitati a realizzare una scultura come dono simbolico e spirituale, scegliendo il peperino locale, la stessa pietra che costruisce l’anima del borgo. In soli quindici giorni, utilizzando strumenti tradizionali, scolpirono un Moai alto oltre sei metri, con lineamenti forti e uno sguardo che sembra trapassare le nuvole.

Non si tratta di una semplice riproduzione: è l’unico Moai al mondo, al di fuori dell’Isola di Pasqua, ad essere stato realizzato da maestri Rapa Nui secondo le tecniche originali. Un’opera viva, che unisce due terre lontanissime, legate da un’intuizione profonda e spirituale.

Cosa vedere nei dintorni

Chi decide di fermarsi a Vitorchiano per più di una passeggiata troverà nei dintorni sorprese che meritano tempo e occhi curiosi. A pochi chilometri si può raggiungere Villa Lante a Bagnaia, uno dei più affascinanti esempi di giardino all’italiana del Rinascimento, dove giochi d’acqua, fontane e architetture perfette si fondono con la natura. Poco oltre, le Terme dei Papi a Viterbo offrono una pausa rigenerante tra acque sulfuree e fanghi termali.

Gli amanti dell’archeologia possono spingersi fino a Ferento, dove resistono ancora i resti di un teatro romano immerso nella campagna. Se invece si cerca il silenzio e la spiritualità, la vicina Abbazia di San Martino al Cimino regala atmosfere mistiche in un bosco di castagni. Il paesaggio della Tuscia è dolce e mai scontato: strade che serpeggiano tra colline verdi, filari di cipressi, noccioleti e improvvisi panorami su borghi che sembrano usciti da una fiaba.

Sapori autentici della Tuscia

Il viaggio a Vitorchiano è anche un invito alla scoperta dei sapori della Tuscia, rustici e generosi, legati alla terra e alla stagionalità. Nei ristoranti e nelle trattorie locali è facile trovare piatti come l’acquacotta, una zuppa contadina a base di verdure, pane raffermo e uovo in camicia, o i lombrichelli al sugo di cinghiale, una pasta fatta a mano dalla consistenza corposa.

Ottima anche la carne alla brace, spesso accompagnata da funghi porcini o cicoria ripassata. I formaggi e i salumi della zona, come il pecorino locale e il prosciutto di Montefiascone, sono perfetti per un antipasto o un pranzo veloce dopo aver visitato Vitorchiano.

Da non perdere i dolci della tradizione come le ciambelline al vino o la tozzetta con le nocciole della vicina Caprarola. Il tutto annaffiato da un buon bicchiere di vino Orvieto Classico o Aleatico di Gradoli, due tra le etichette che meglio raccontano la vocazione vitivinicola di questo angolo di Lazio.

Come arrivare da Roma

Raggiungere Vitorchiano da Roma è sorprendentemente semplice. In auto, si percorre il Grande Raccordo Anulare in direzione nord, si imbocca l’autostrada A1 verso Firenze e si esce a Orte. Da lì si seguono le indicazioni per Viterbo, proseguendo sulla superstrada SS675 fino all’uscita per Vitorchiano.

Il viaggio per arrivare a Vitorchiano dura circa un’ora e mezza, con un paesaggio che cambia progressivamente dalla metropoli al verde dell’alto Lazio. Chi preferisce viaggiare in treno può partire da Roma Termini o Tiburtina con un regionale diretto a Viterbo Porta Fiorentina. Una volta giunti a destinazione, bastano una decina di minuti in autobus o taxi per raggiungere il borgo.

Dove si trova il Moai

La statua si trova poco fuori dal centro abitato di Vitorchiano, all’interno di un’area verde ben curata. È facilmente raggiungibile anche in auto e rappresenta una tappa irrinunciabile per chi visita il paese.

Il Moai si trova in Via Alessandro Manzoni, all’interno di un parco pubblico tranquillo e accessibile. Per i più precisi, le coordinate GPS sono 42.437742 di latitudine nord e 12.155902 di longitudine est.

Non ci sono particolari difficoltà: basta chiedere ai residenti, sempre cordiali, e in pochi minuti ci si trova faccia a faccia con questa maestosa figura scolpita nella pietra.

Lo scatto: tecnica, atmosfera ed emozione

Il cielo era agitato, denso di nuvole scure e piene di luce. Una giornata perfetta per catturare il lato mistico e solenne del Moai. Ho scelto un’inquadratura frontale, leggermente dal basso, per restituirne la forza e la monumentalità. L’effetto è stato amplificato dallo sfondo drammatico e dalla luce netta che incideva i volumi della statua.

Per realizzare lo scatto

Per realizzare lo scatto ho usato la Fuji X-T2 con il mio fidato Fujifilm XF18-55mm F2.8-4R LM OIS WR. Le impostazioni: ISO 200, 18mm, esposizione 0EV, apertura f/2.8, tempo di scatto 1/2000s. Un setup pensato per catturare la nitidezza del volto e delle superfici, ma anche per congelare il movimento rapido delle nuvole sopra di lui.

La scelta del bianco e nero

La scelta del bianco e nero è venuta naturale. Ho voluto togliere il colore per mettere in risalto la texture ruvida della pietra, le ombre profonde sotto le arcate delle sopracciglia, la tensione tra la serenità del volto e l’inquietudine del cielo. Lo sguardo del Moai, fermo e distante, sembra parlare direttamente a chi osserva, evocando una presenza che va oltre lo spazio e il tempo.

Visitare questo luogo significa uscire dai soliti itinerari, lasciarsi sorprendere da un incontro inaspettato, e tornare a casa con la sensazione di aver scoperto un segreto custodito tra cielo e terra.

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